LOCKE E HOBBES



 STATO DI NATURA DI HOBBES 

di John Michael Wright

                          di John Michael Wright

Hobbes concepisce la politica come una scienza basata sulla razionalità, simile alla geometria, e si oppone al giusnaturalismo per due principali motivi: la considerazione della politica come scienza e la tendenza a prescindere dalla storia. Hobbes è noto come il teorico dello stato assoluto, sostenendo che la trasformazione dallo stato di natura allo stato civile avvenga mediante il trasferimento del potere illimitato di ogni individuo a un unico sovrano, al fine di garantire la pace e la sicurezza. Questo trasferimento avviene tramite un contratto sociale, in cui gli individui rinunciano al proprio diritto illimitato in cambio della protezione dello stato. Nell'assolutismo hobbesiano, il sovrano ha potere assoluto e i cittadini sono sudditi, senza la possibilità di sciogliere lo Stato, e il sovrano giudica il bene e il male per la società. Tuttavia, Hobbes impone limiti allo stato, poiché neppure lo stato può comandare azioni contrarie al diritto fondamentale alla vita. Se il sovrano viola questo diritto, il contratto sociale decade e si ritorna allo stato di natura. In sintesi, la teoria politica di Hobbes si basa sul concetto di assolutismo, ma include limiti derivati dal diritto alla vita.


STATO DI NATURA DI LOCKE 


                         Godfrey Kneller 

Locke ha lasciato importanti contributi nel dominio del pensiero politico e religioso, tra cui la "Lettera sulla Tolleranza" e i "Due Trattati sul Governo", che lo posizionano come fondatore del liberalismo moderno e difensore delle libertà civili, della tolleranza religiosa e della separazione tra Chiesa e Stato. In contrasto con Hobbes, Locke concepisce lo stato di natura come una condizione di uguaglianza di diritti, non di forza, in cui ogni individuo ha il diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà. Locke sostiene che, sebbene lo stato di natura sia caratterizzato dalla libertà individuale, è regolato dalla legge di natura, e quindi si rende necessaria la costituzione di un potere civile per garantire i diritti naturali degli individui. Tuttavia, secondo Locke, lo stato civile non priva gli individui dei loro diritti inalienabili, ma al contrario, deve proteggerli. Il potere civile, derivante dal consenso dei cittadini, è visto come un atto e una garanzia della libertà dei cittadini stessi. La sua "Lettera sulla Tolleranza" affronta la libertà di coscienza, mentre la sua distinzione tra Stato e Chiesa sottolinea il concetto di tolleranza come punto di incontro tra le due istituzioni. Locke promuove una società aperta, in cui lo Stato non impone la religione e protegge i diritti naturali dei cittadini, in contrasto con le società chiuse associate al totalitarismo. In sintesi, Locke enfatizza la protezione dei diritti individuali e la tolleranza come fondamenti della società liberale.




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